FASE DUE: LINEE GUIDA CONFUSE E INAPPLICABILI, COSI’ NON RIAPRIAMO

FIEPET CONFESERCENTI: A RISCHIO 300 MILA IMPRESE E 1,2 MILIONI DI POSTI DI LAVORO

Con le nuove regole si riduce ad un terzo la capacità di ristoranti e bar, così si lavora in perdita. Servono nuovi sostegni a fondo perduto per gli operatori

Regole del tutto inapplicabili, che ridurrebbero la capacità dei ristoranti ad un terzo di quella attuale, obbligandone migliaia alla chiusura definitiva. Le imprese della somministrazione Fiepet Confesercenti bocciano le linee guida sulla ristorazione diffuse oggi dall’Inail. Norme eccessivamente rigide, spesso anche confuse, ed elaborate senza la partecipazione degli imprenditori del comparto, la cui applicazione metterebbe a serio rischio il settore, che dà lavoro a 300mila imprese e 1,2 milioni di dipendenti. “La dimensione media di un ristorante, in Italia, è di 80 metri quadrati. Secondo le linee guida, una capienza sufficiente per appena 20 persone”, commenta il Presidente di Fiepet Confesercenti Giancarlo Banchieri. “Si tratta chiaramente di una condizione antieconomica, che impedisce di riavviare l’attività a meno di non raddoppiare i prezzi attuali: ma anche questo ci porterebbe alla chiusura. Al danno si aggiunge poi la beffa: non ci sono le condizioni per riaprire, ma non si può licenziare. Una situazione insostenibile”. “Troppi punti fondamentali, poi, sono ancora da chiarire”, continua Banchieri. “Come si calcola la distanza minima per le persone sedute allo stesso tavolo? Le regole di distanziamento valgono anche per l’esterno del locale? Chi certifica o comunque dà un’indicazione su quali dispositivi di schermatura è possibile installare? Se questi nodi non verranno sciolti e le regole non cambieranno moltissime imprese sceglieranno di non aprire piuttosto che lavorare in perdita. Occorrerà introdurre subito nuovi sostanziosi sostegni economici a fondo perduto per gli operatori, o i ristoranti rimarranno chiusi. Non basteranno certo i bonus da 600 o 800 euro a salvare la ristorazione italiana. Invitiamo le Regioni ad intervenire, per concordare con le categorie interessate protocolli alternativi che riescano a contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di natura imprenditoriale”.

DL RILANCIO: CONFESERCENTI, BOZZE DELUDENTI,

PER PMI POCHI INTERVENTI E TROPPA BUROCRAZIA. “COSI’ È DE PROFUNDIS PER LE PICCOLE IMPRESE”

Dimenticato il turismo, da rivedere indennizzi e credito di imposta: così si escludono attività minori e quelle più colpite. Beffa la mancata cancellazione acconti Irpef ed Ires a giugno. De Luise: “CDM corregga il tiro, un’impresa su quattro rischia di non riaprire”

“Abbiamo atteso a lungo per un testo che, purtroppo, si preannuncia deludente: molta burocrazia ma pochi interventi a favore delle PMI, e praticamente nulla per il turismo. Anche l’indennizzo a fondo perduto è da rifare, perché così esclude le attività minori. E il credito di imposta per gli affitti non aiuta chi non ha avuto la liquidità per pagare. Una vera e propria beffa, poi, che rimanga ancora da pagare l’acconto di Irpef ed Ires di giugno. L’auspicio è che il testo in arrivo sul tavolo del CDM corregga le troppe inconsistenze delle bozze circolanti”. Così la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise.

“Un decreto di oltre 400 pagine e più di 250 articoli poteva e doveva dare risposte chiare, semplici ed immediate. Invece è un tripudio della burocrazia e della complicazione, che dimostra poca attenzione alle piccole e medie imprese: l’intervento sull’Irap è positivo, ma ha poche ricadute sulle attività di minori dimensioni. C’è poi troppo poco per il turismo: il tax credit per il settore è poca cosa, la dotazione del fondo turismo irrisoria e anche il bonus vacanze è sotto le aspettative”.

“Così la ripartenza sarà dura”, conclude De Luise: “le imprese hanno voglia di riprendere l’attività, ma così sarà una corsa ad ostacoli, alcuni dei quali aggiunti – anziché eliminati – dal DL Rilancio. È quanto accade con gli indennizzi a fondo perduto: si tratta dell’intervento più atteso, ma è estremamente limitato – come parametro ha solo aprile, invece che l’intero periodo di fermo – e per fruirne servono ben nove dichiarazioni. E i tanti, troppi limiti imposti per accedere al beneficio penalizzano, ancora una volta, le imprese di minori dimensioni. Anche l’intervento sugli affitti penalizza gli alberghi e tutte le attività che non hanno avuto liquidità per pagare i canoni durante il lockdown. Manca inoltre un intervento di ‘velocizzazione’ della cassaintegrazione in deroga, ancora non arrivata a troppi. Se non correggiamo al più presto il tiro, è il de profundis per le piccole imprese. Così non riusciremo a salvare tutti: un’attività su quattro rischia di non riaprire più”.